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giovedì 23 marzo 2017

VIVRÒ SOLO PER TE - CAPITOLO 1.1 - L'INCIDENTE


VIVRÒ SOLO PER TE

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TRAMA:
Harry frequenta le superiori, sta insieme alla sua ragazza Virginia da due anni. È innamorato di lei. Fin quando soccorre Crystal durante un incidente. Tra di loro (Harry e Crystal) è amore a prima vista. Harry è pronto a lasciare Virginia per Crystal, quando il destino decide per lui nel modo più crudele; la sua ragazza, Virginia fa un incidente con il motorino e dopo una lunga lotta perde la vita. Non vi dico che cosa gli succede, perché vi rovinerei la lettura, ma come da titolo "VIVRÒ PER TE", Crystal gli darà la forza per tornare a vivere e a non avere più paura della vita. Crystal diventerà la sua roccia a cui aggrapparsi.




Era appena passata la notte, un sole tiepido mattutino avena incominciato a entrare dalle stecche dell'avvolgibile. Crystal era ancora nel suo letto, con le coperte tirate fin sopra la testa. L'aria mattutina faceva muovere i rami degli alberi. Lei stava dormendo profondamente, infatti, alcun tipo di rumore l'avrebbe potuta svegliare. Era ancora sotto una trapunta leggera di colore celeste come il mare.
Stava facendo un bel sogno, ma dentro di se sapeva che presto si sarebbe svegliata. Si immaginò di avere un ragazzo che: le volesse bene, la proteggesse nei momenti di pericolo, la consolasse, la facesse divertire, la incoraggiasse nelle scelte e infine, la consolasse nei momenti di tristezza, stringendola al suo petto, per trasmetterle il battito del suo cuore. Il ragazzo del sogno non era tanto bello, ma era affettuoso e carino. Non vide un ragazzo fisicamente, ma soltanto un'idea di ragazzo; come quelli che fanno vedere nei film, belli impossibili, ma tanto affettuosi.
Ma quando suonò la sveglia e si rese conto che era solamente un sogno ne rimase delusa. Sarebbe stato troppo bello se quel sogno fosse diventato realtà, ma purtroppo sapeva che non sarebbe mai accaduto un'altra volta. Era solo la sua mente che stava elaborando i suoi desideri più profondi del suo inconscio, ma tuttavia, le sarebbe piaciuto veramente avere un ragazzo.
Quel sogno le riportò alla mente dei ricordi che anche se provava a cancellare, alla prima occasione rimbalzavano in modo incontrollato nella sua testa. Ancora a distanza di tempo, si chiedeva perché lui le aveva strappato il cuore dal petto nel modo più crudele che potesse esiste. Lei aveva dato tutto per quella relazione, non sapeva se sarebbe durata molti anni; ma di una cosa era certa: lei si era profondamente innamorata di lui.
"Perché non ha creduto in noi?!. Si chiese nella sua mente senza però sapersi dare una risposta.
Chiuse gli occhi, per provare a scacciare quei fantasmi che avevano incominciato a minacciare la sua mente; ma tutto fu inutile e quando li riaprì, una lacrima uscì dal bulbo oculare fino a rigarle la faccia.
Si rigirò per cinque minuti nel letto, perché non aveva proprio voglia di alzarsi. Fuori faceva un po' freddo, infatti, la finestra tutta appannata. Si girò nel letto per guardare l'ora e non appena s'accorse di essere leggermente in ritardo, decise di alzarsi, altrimenti avrebbe fatto tardi a scuola. S'alzò, ma era ancora mezza addormentata; faceva ancora fatica a tenere gli occhi aperti.

Rifece il letto, infatti le piaceva che la sua camera fosse in ordine. Poi si voltò e lì nell'angolo della sua camera vide la sua chitarra elettrica e fece un sorriso. La musica era la sua vita, infatti non avrebbe mai potuto vivere senza. In preciso instante, le ritornò il sorriso, sapeva, anzi ne era sicura, che prima o poi la sua vita avrebbe ricominciato a girare per il verso giusto.
Andò a fare colazione e poi si diresse verso il bagno per lavarsi e truccarsi, ma purtroppo lo trovò occupato dalla sorella. Lore era la sorella maggiore di Crystal, più grande di due anni.
«Hai quasi finito in bagno Lore, mi farai fare tardi a scuola?». Disse a Lore con un tono di voce molto basso, per non svegliare il resto della famiglia.
Lore sbuffò.
«Sì, cinque minuti ed ho finito». Anche lei le rispose a bassa voce.
«Mi farai fare tardi a scuola». Le disse Crystal, alzando la voce. Non si era mai comportata in quel modo con sua sorella. Lore aprì la porta per parlarle; si era arrabbiata molto con lei. La guardò per qualche istante, con un'espressione arrabbiata.
«Non farai tardi. E non strillare». Disse Lore prima di sbatterle la porta in faccia.
"Mi farà fare tardi". Pensò Crystal.
«Scusa. Non dovevo alzare la voce con te e solo che sono nervosa stamattina. Ho una strana sensazione, succederà qualcosa». Aggiunse Crystal, era da quando s'era svegliata che aveva uno strano presentimento. Era da un po' di minuti che stava in allerta e in attesa che le capitasse qualcosa; si sentiva tesa come una corda di violino.
«Quando sarò grande, troverò un ragazzo, mi sposerò con lui e mi comprerò una casa con tanti bagni». Glielo disse con un tono di voce pieno di speranza. Crystal era una sognatrice, capace di sognare a occhi aperti, mentre sua sorella era più realista e stava sempre con i piedi per terra.
«Sì..., sì...». Disse Lore prendendola in giro e aggiunse, «non cadere dalle nuvole!». Crystal sbuffò ancora.
«Basta!, non mi prendere in giro». Le disse Crystal con un tono di voce minaccioso.
Aspettò che la sorella uscisse dal bagno per potersi lavare, pettinare e truccare. Dopo, tornò in camera per vestirsi. Scese lentamente le scale per non svegliare gli altri che stavano ancora dormendo e andò a fare colazione.
Uscì di casa e si recò verso il garage per prendere il suo motorino, aprì la porta e lo tirò fuori. Alzò il volto verso l'alto e s'accorse che in cielo c'erano dei nuvoloni davvero minacciosi.
All'improvviso, incominciò a soffiare un vento gelido e Crystal fu costretta a ritornare in casa, per prendersi i guanti, la sciarpa e il cappellino. Aprì la porta delicatamente per non fare alcun rumore, montò le scale per prendere tutto quello che le sarebbe servito per ripararsi dal freddo. All'improvviso, mentre scendeva scendendo le scale, scivolò mettendo male un piede, ma per fortuna, grazie ai suoi riflessi, riuscì a non cadere afferrando in tempo la ringhiera delle scale. Ecco, il suo strano presentimento s'era avverato, stava quasi per cadere.
Riuscì fuori e si diresse verso il motorino. Stava per partire, montò sul motorino e infilò la chiave per accenderlo, ma ne voleva sapere d'accendersi. Provò a dare gas, ma il motorino non partì ugualmente, provò più volte, ma era evidente che quella mattina non ne voleva proprio sapere di partire. Si guardò intorno e provò a guardare se c'era ancora la sorella e non appena la vide, la chiamò, per fermarla e chiederle aiuto prima che partisse.
«Fermati non mi parte il motorino, puoi aiutarmi a farlo accendere?». Gridò ad alta voce per farsi sentire dalla sorella.
Lore spense il suo motorino e andò a vedere come mai quello di sua sorella non funziona.
«Come hai fatto a romperlo». Lore si intendeva di motori e li sapeva perfino aggiustare.
«Non lo so». Era amareggiata da questa risposta. Molto spesso il suo motorino non ne voleva sentire di partire.
«Aspetta che guardo se riesco a fartelo partire».
S'abbassò, si tolse i guanti e incominciò a toccare una parte del motorino e come per magia riuscì a farglielo partire.
Il freddo era ancora più pungente e per di più la strada era ghiacciata. Il ghiaccio era molto pericoloso per i guidatori, perché i loro mezzi di trasporto slittavano molto facilmente. Il guidatore potrebbe rischiare di perdere il controllo della propria vettura e andare a sbattere contro le altre.
Crystal salì in sella al suo motorino e dopo aver ringraziato e salutato sua sorella, partì per andare a scuola. Il suo percorso era molto lungo e pieno di insidie. Guidare con la strada tutta bagnata la spaventava molto. Era già in ritardo e per di più era costretta ad andare piano a causa del ghiaccio. Sicuramente sarebbe arrivata in ritardo. C'erano le macchine che sorpassavano i pullman, le strade disconnesse e piene di buche, le persone che attraversano e quelle che andavano in bici, le macchine e i motorini che non mettevano le frecce quando giravano, quelli che passavano agli incroci con il rosso e quelli che avevano la patente senza che se la meritassero davvero.
Crystal era quasi arrivata alla scuola, felice di rivedere i suoi amici e di studiare argomenti nuovi. 
Ma tutt'un tratto un camionista, a causa del ghiaccio che si era depositato sulla strada durante la notte, perse il controllo del suo camion, che si stava muovendo da solo e le sue gomme produssero un rumore stridente al contatto dell'asfalto della strada. Perse il controllo del suo mezzo e le ruote avevano incominciato a slittare, facendogli così perdere il controllo del suo sterzo.
Dopo una serie di sbandate, andò a sbattere contro il motorino di Crystal. Le gomme produssero una sgommata sull'asfalto, tanto che lasciarono un scia per terra per qualche metro. 
Crystal tentò di frenare e di spostarsi dalla traiettoria che stava seguendo quel camion impazzito, ma purtroppo non fece in tempo perché, tutto accadde in pochissimi secondi. Il camionista tentò invano di frenare, ma sapeva già di avere i freni tutti consumati, perché si dimenticava sempre di cambiarli.
Prima dello scontro, lei non ebbe nemmeno il tempo di spaventarsi, per quanto quest'incidente si svolse con una velocità impressionante. Il camionista si fermò per dare un primo soccorso a Crystal. Dopo lo scontro, Crystal era molto spaventata, aveva il respiro bloccato dalla paura. Faceva dei respiri profondi e molto veloci. Insomma, stava respirando a fatica. Si mise a piangere dallo spavento. Le lacrime le stavano uscendo come la cascata di un fiume o come la cannella di un rubinetto. Non si era fatta quasi niente in quell'incidente, ma si era spaventata molto. Era caduta a terra, tutta indolenzita dall'impatto sull'asfalto della strada. Si ritrovò a terra, con il peso del motorino addosso che era davvero pesante sul suo esile corpo.
Quel signore con il quale aveva fatto l'incidente avrà avuto una cinquantina d'anni. Sarebbe potuto essere suo padre. Era vestito da muratore e indossava dei vestiti consumanti e sporcati dal lavoro. Portava dei jeans, delle scarpe rinforzate e un magione di lana. I suoi vestiti erano tutti macchiati di bianco e strapparti a causa del suo lavoro di dura fatica. Aveva molti capelli, anche se brizzolati. Era alto quasi due metri ed era anche molto muscoloso a causa del suo lavoro. Sembrava un signore bravo, pronto ad aiutare tutte le persone. Questo muratore scese dal suo camion, impaurito per quello che era successo.
«Come stai?, ti sei fatta male?». Quell'uomo era molto preoccupato. Gli dispiaceva vederla lì per terra, spaventata e dolorante allo stesso tempo.
Lei emise un gridolino di dolore. Era spaventata, ma gli rispose ugualmente.
«No, non tanto». Fece una smorfia di dolore pronunciando quelle poche parole. Le uscì una lacrima dagli occhi.
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