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lunedì 27 marzo 2017

ACROSS THE WORLD'S: LA LEGGENDA PERDUTA - CAPITOLO 1.1 - L'INCONTRO DEL DESTINO

ACROSS THE WORLD'S: LA LEGGENDA PERDUTA

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TRAMA:
Alison si era sempre sentita diversa da tutti, si poneva domande strane e sapeva di non vivere la sua vita. Si sentiva abbandonata a un destino non del tutto suo, come se qualcuno o qualcosa avesse interferito nella sua vita e i suoi sogni la spaventavano così tanto da farla svegliare di soprassalto nel cuore della notte.

Da bambina incontrò un ragazzo molto stano che avrebbe spaventato tutti quanti, ma non lei, che vedeva in lui qualcosa di magico; si sentiva uguale a quel ragazzo. Con il passare degli anni, ripensava in continuazione a quel ragazzo; una parte di lei, quella più profonda, sapeva che avrebbe potuto darle le risposte alle sue domande.

Allora non lo sapeva ancora, ma quell'incontro avrebbe stravolto per sempre la sua vita.Si sente sola e persa, fino a quando verrà salvata da Justin un ragazzo per certi aspetti molto simile a lei. Le loro vite diverse si fonderanno e insieme troveranno la forza di lottare in un mondo che con il passare del tempo sta diventando sempre più crudele. Un minaccia dietro l'angolo rischierà di oscure le loro vite. Riusciranno a sopravvivere? e a sconfiggere il male che si sta risvegliando?. Saranno in grado di lottare e di farsi carico di un destino scritto dalla notte dei tempi?.
  
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Alison era una ragazza simile a quelle della sua età. Viveva in un piccolo paesino.
La sua casa era immersa nel verde, non era molto grande, ma neanche piccola. Le piaceva molto quella casa. Lì aveva tutti i ricordi della sua infanzia: i suoi primi giochi, i suoi vestiti e tutti i suoi oggetti tecnologici. Quella casa sapeva di vita ed era circondata da una recinzione molto alta.
Si sentiva figlia unica, anche se aveva dei fratelli e delle sorelle; molte volte, nei momenti in cui si sentiva sola, fantasticava d'avere altre sorelle o fratelli con cui parlare. Le piaceva fantasticare e immaginare d'avere altri fratelli o sorelle, anche se non sapeva bene il motivo. A volte, le sembrava d'essere estranea alla sua famiglia; ma forse, la sua immaginazione correva troppo veloce.
I suoi genitori erano degli ambasciatori, sempre impegnati nel loro lavoro. Erano quasi sempre fuori di casa. Infatti, a volte Alison si sentiva abbandonata e trascurata. Quando i suoi genitori, se ne dovevano andare all'improvviso per un impegno di lavoro urgente, la lasciavano sempre dai suoi nonni o dai suoi zii. Molte volte, la svegliavano nel cuore della notte, per lasciarla dai suoi nonni o dai suoi zii; perché non si fidavano ancora a lasciarla sola, si chiedeva sempre.
Ma nonostante questo, Alison voleva molto bene ai suoi genitori.
I suoi genitori erano fantastici, sapevano sempre accoglierla tra le braccia quando era triste. La punivano severamente quando faceva qualcosa di sbagliato e la elogiavano quando faceva qualcosa di giusto.
Suo padre, Ethan era nato in America, mentre sua madre, Samantha era nata in Italia, perciò Alison sapeva parlare benissimo l'inglese e l'italiano.
Non poteva chiedere di più dalla sua vita, ma se da un lato era felice, dall'altro era molto triste.
Aveva dei genitori fantastici, degli amici meravigliosi e anche tutto ciò che una ragazza della sua età potesse desiderare.
Aveva una migliore amica, con la quale poteva parlare di tutto, tranne che dei suoi turbamenti e delle idee bizzarre che le passavano per la testa.
Si sentiva abbandonata a un destino non del tutto suo, come se a un certo punto della sua vita qualcuno o qualcosa l'avesse costretta a intraprendere una strada secondaria e abbandonare quella primaria. Questa strana sensazione, si confermava sempre di più con il passare del tempo, anche se non ne aveva l'assoluta certezza, eppure sapeva che era così. Riusciva a sentirlo nel profondo del suo essere, che la sua vita aveva subito un cambiamento. Si chiedeva spesso come faceva a essere convinta delle sue deduzioni, ma purtroppo, non era mai in grado di darsi delle risposte. Perché la sua vita era cambiata?, chi l'aveva cambiata? e per quale motivo?. Si rivolgeva spesso queste domande, anzi, forse troppe volte, tanto che credeva d'essere diventata pazza. Le sue domande provenivano dall'immaginazione ed erano inutili e insensate. E se fosse rimasta sulla sua strada primaria, che cosa sarebbe cambiato della sua vita attuale?. Semplicemente, tutto e niente, ma sicuramente avrebbe vissuto un'altra vita, migliore o peggiore di quella che stava già vivendo.
A volte, aveva la sensazione di non appartenere a questo mondo, come se al tempo stesso fosse simile e diversa dagli esseri umani. Come un unicorno, un animale magico che non appartiene alla razza equina, ma al tempo stesso, ha alcune caratteristiche in comune. Se avesse confessato ai suoi amici più cari e ai suoi genitori queste due teorie, l'avrebbero sicuramente presa per pazza. Come faceva a non sentirsi umana, se poi quando si confrontava con loro non notava alcuna differenza. Queste due ipotesi si rafforzarono sempre di più con la sua crescita. Si metteva sempre a riflettere sul letto della sua camera, con le cuffie nelle orecchie. La musica riusciva a rilassarla e a farla riflettere sulle questioni che le turbavano il corpo, l'anima e la mente.
Troverà mai una persona, che sappia rispondere alle sue domande. Forse non l'aveva ancora incontrata o l'avrebbe incontrata nel suo futuro, oppure, nella peggiore delle ipotesi, non esisteva nessuno capace di risponderle.


Le notti faceva dei sogni strani che la svegliavano nel bel mezzo del sonno, per il terrore e l'angoscia che le provocavano. Non erano mai bei sogni, ma per lo più, erano quasi sempre incubi, che la facevano svegliare di soprassalto, gridando nel cuore della notte con la maglia del pigiama tutta bagnata. Erano talmente reali che, molte volte, non s'accorgeva neanche di sognarli. Sognava le persone che conosceva e altre cose reali.
Aveva anche la passione per la scrittura, si divertiva a scrivere per passare il tempo, quando non aveva niente da fare, per lei era solo un gioco per svagare la mente da tutte quelle domande che si poneva incessantemente.
I suoi sogni e la sua scrittura, l'affascinavano, ma altre volte la spaventavano. Non aveva ancora ben capito come facevano queste due bellissime cose della sua vita a spaventarla. Questo era una delle altre cose di cui non riusciva a trovare un implicazione logica. Come faceva ha farle paura la sua mente.
Nessuno dei suoi genitori e dei suoi amici più cari, s'accorsero di queste sue stranezze e delle domande insensate che si poneva ogni giorno.
Ogni giorno s'assillava con queste domande, ma non sapeva mai darsi delle risposte e tutto ciò, la faceva sempre arrabbiare con se stessa. Anzi, quando si poneva una domanda, gliene venivano sempre in mente delle altre. Anche a quest'ultime domande, non riusciva mai a trovare delle risposte.
Era come un reticolo, che con il tempo s'infittiva sempre di più, ma purtroppo, lei non riusciva più a scioglierlo. Era sicura che dentro di se che un giorno sarebbe riuscita a trovare delle risposte.
C'era anche un'altra faccenda che la turbava e che preoccupava anche i suoi genitori, molte volte aveva una sete e una fame strana che non riusciva a saziare con niente, ne con il cibo e ne con le bevande. Nemmeno i medici avevano mai capito cosa avesse, il che era strano. Lei sapeva solo che queste crisi, le prendevano perlomeno due volte a settimana, si sentiva stanca e senza forze, come se avesse corso una maratona; dopo, doveva sempre mettersi a dormire per qualche ora.
Frequentava la quarta superiore di un liceo misto tra classico e scientifico. Un liceo sperimentale, molto difficile e gratificante. Era sempre stata brava e veloce negli sport, tanto che i suoi amici la soprannominavano "ghepardo" per la velocità elevata che riusciva a tenere durante una corsa. Anche questo era un altro mistero, come faceva a essere così brava nello sport, se non si allenava mai, mentre i suoi amici s'allenavano duramente, ma non riuscivano mai a batterla. Il suo insegnate di ginnastica le diceva che era un talento innato, un dono di natura, ma lei non gli credeva.
Anche a scuola era bravissima. Riusciva a ricordare tutto quello che doveva studiare senza il minimo sforzo. Come poteva avere due talenti, così potenti; era un caso raro, oppure aveva avuto una fortuna sfacciata.
La matassa dei suoi misteri s'aggrovigliava sempre di più.
Anche se aveva molte domande e poche risposte, viveva lo stesso una vita felice. Con il tempo era riuscita a farsi delle amiche vere, quelle che c'erano sempre anche quando lei aveva un problema. 
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