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domenica 3 novembre 2013

IT'S CHRISTMAS TIME PARTE 1: 3 NOVEMBRE - BABBO NATALE E HENRY #1

DISCLAIMER:
È assolutamente vietato copiare il contenuto dei post incentrati sulle mie storie. Tuttavia potete copiare la sinossi e condividere sui vostri blog la data d'uscita dei capitoli successivi.

 CAPITOLO 1: 3 NOVEMBRE - BABBO NATALE E HENRY

È il tre novembre e si respira un’aria natalizia; che bello il natale, le luci, tutti quei colori che risplendono per le vie delle città. Che bello il natale, quel momento in cui tutti quanti vorremmo ritornare bambini soltanto per assaporare quell’aria magica che ci dava un tempo.
Sapete c’è lui, sì, proprio lui, avete capito bene, babbo natale, quel simpatico omino o per meglio dire vecchietto, speriamo che non s’offenda. Insomma, quel vecchietto dall’aria simpatica che tutti gli anni scende con la sua slitta in giro per il mondo, soltanto per farci felici e strapparci un sorriso.
C’è un inconveniente su questo natale, oddio, c’è già da qualche natale, ma quest’anno è molto evidente. Sì…, avete capito bene è proprio lei la crisi, andrà mai via?, io lo spero.
Babbo natale, quel vecchietto vestito di rosso, con la cinghia nera. Quest’anno babbo dovrà stringere la cinghia per accontentare tutte le richieste.
Ma secondo voi babbo è immortale, comunque è un vecchietto simpatico.
Per fortuna non è solo, ha una schiera d’aiutanti molto validi, i suoi folletti a cui ha assegnato un settore specifico.
C’è chi tiene i conti dei soldi, chi compra tutte le cose che la gente chiede a babbo natale e chi cataloga tutte le cose che le persone chiedono a babbo natale.
A mi ero dimenticata di loro, le renne magiche ed ecologiche che fanno il giro di tutto il mondo senza benzina; per fortuna babbo natale non usa la benzina, altrimenti avrebbe più spesa e meno soldi per i regali.
Dove abita babbo natale lo sanno tutti, in Lapponia, una terra tutta bianca, dove tutto quanto si tinge di bianco: le strade, i tetti delle case, le macchine e i campi.
La neve è così bella, soffice e morbida al tatto. È proprio bella la neve a natale; tutti quanti l’associano sempre a questo periodo.
Babbo natale ha la sua casa attaccata al magazzino nel quale prepara tutto quello serve per il suo viaggio della notte tra il ventiquattro e il venticinque dicembre.
Lo sapete anche babbo natale è tecnologico; già, anche lui deve stare al passo con i tempi.
«Oggi è il tre novembre». Disse babbo natale al suo elfo di fiducia.
«Lo sento, tra pochino arriveranno tutte le lettere, ma noi siamo pronti». Gli rispose l’elfo, mentre accendeva al computer, per controllare la posta elettronica.
«Ora dobbiamo metterci all’opera per fare il nostro lavoro: consegnare tutti i regali il venticinque dicembre». Babbo natale accennò un sorriso.
«Non vedo l’ora!». Esclamò dopo qualche secondo.
Babbo natale si mise a sedere davanti al suo computer per leggere qualche e-mail.
Aveva tantissime e-mail nel suo programma di posta. Per un istante sospirò e dopo, chiuse gli occhi. Nel suo cuore c’era un enorme preoccupazione, tanto che era da molti mesi che non riusciva ad avere dei sogni tranquilli.
Il suo elfo s’accorse che c’era qualcosa che non andava.
«Che hai Claus?». Gli chiese, in attesa di una sua riposta.
Claus riaprì gli occhi e si voltò verso l’elfo.
«Ho paura di non essere in grado di svolgere il mio lavoro, non posso deludere le miglia di persone che mi scrivono». Disse quasi con le lacrime agli occhi. Qualcuno potrebbe dire che Claus, consegnava i regali perché era obbligato a farlo, ma non era così.
Per lui era un piacere strappare un sorriso, a tutte quelle persone che la mattina del venticinque dicembre aprivano i regali.
Babbo natale si vestì per uscire di casa e andare alla stalla per dare da mangiare alle sue renne. Lui voleva molto bene alle sue renne e gli piaceva curarle e accudirle. Per lui le renne non erano soltanto quelle creature che tiravano la sua slitta, ma erano come se fossero i suoi animali domestici.
Dopo avergli versato il mangiare nella ciottola, avergli cambiato l’acqua e pulito la stalla, si mise a pettinarle e ad accarezzarle. Ogni tanto le renne facevano un verso di felicità.
Quest’anno Claus avrebbe fatto di tutto per salvare il natale.

Dall’altra parte del mondo, c’è Henry un bambino di appena dieci anni che, come dicono tutti, ha sempre gli occhi pieni di speranza. È un bambino abbastanza sveglio per avere dieci anni.
Nonostante tutto anche lui sente la crisi, non capisce come funziona l’economia, ma sa che la crisi, porta meno soldi nelle tasche dei suoi genitori.
Anche nella sua città s’avvicina l’aria di natale, per la strada s’incominciano a vedere i negozianti che compongono le vetrine e le luci appese lungo le vie delle città. Mancherebbe solo la neve per rendere il paesaggio ancora più magico.
Come a tutti i bambini, anche a lui gli piace giocare a pallate di neve insieme ai suoi amici.
È un bambino a cui piace ricevere i regali di natale, ma è anche molto legato a quella tradizione del natale non consumistica in cui c’è al centro l’amore della famiglia.
Tutto questo l’ha imparato dalla sua famiglia, che gli ha trasmesso questi valori.
Gli piace molto passare i giorni di natale con la sua famiglia, però capisce anche che c’è chi non può fare neanche questo, perché la crisi gli ha portato via tutto quanto e non ha nemmeno i soldi per pagarsi un cenone.
La crisi non ti porta via soltanto i soldi, ma è come un mostro che lentamente ti prosciuga poco a poco, portandoti via tutte le gioie della tua vita. Ti porta via tutto quello che ti piace fare.
Lui ha due fratelli più grandi: William, è il più grande di tutti è maggiorenne e ha diciotto anni e Daniel  ha quindici anni.
«Buona notte». Disse Henry alla sua famiglia.
«Buona notte». Gli risposero i suoi genitori.
Dopo, andò nella sua camera, si mise il pigiama e andò a dormire nel suo letto a castello.
Prese il suo libro e s’arrampicò fino al letto più in alto; dopo, accese un lampadina per poter leggere il libro che aveva in lettura.
Quando s’accorse che i suoi occhi si stavano per chiudere dal sonno, smise di leggere e s’addormento all’istante.
La notte del tre novembre s’addormentò, in un sonno pacifico e molto rilassante.

Dopo un po’ incominciò a sognare.
“Si trova in una terra immersa in un bianco assoluto, tanto che sembrava una città fatta di panna. Correva tra la neve ed era molto felice, tutto a un tratto si fermò e s’accorse di aver lasciato le sue impronte sulla neve.
Lui vagava in questa città, immersa nel bianco, ogni tanto si divertiva a tuffarsi nella neve per disegnare un angelo con il proprio corpo.
Dopo, s’avvicinò a una casa  molto piccola e graziosa; c’èntrò dentro e vide un vecchio intento a leggere delle lettere”.

Si svegliò alle sette, quando la sua sveglia incominciò a suonare. Ripensò al sogno, ma in quell’istante non seppe darsi una spiegazione.

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